Nel web girano appelli e notizie contro una ventilata “tassa sui link”. Possibile? Davvero? Ma di che cosa stiamo parlando? Allora, se ne saprà di più esattamente mercoledì 20 giugno. Quando a Strasburgo il Parlamento europeo voterà ed approverà, o meno, il nuovo regolamento sulla privacy. All’interno di questo provvedimento vi sarà questa riforma del copyright, all’interno della quale vi è un provvedimento a riguardo delle notizie ripostate. E riguarda uno dei punti più dibattuti e controversi di questa riforma.
Una tassa sui link è possibile?
Subito ribattezzata tassa sui link, si tratta in pratica di una tassazione sugli snippet. Ovvero, le anteprime degli articoli che i social network e gli aggregatori di news creano quando pubblicano un link. Per capirci, quelle righe con foto e titolo che appaiono sulle bacheche e sulle pagine su Facebook e gli altri social. Ecco, su quelle i siti internet dovranno pagare una tassa. Questo per creare un nuovo diritto per gli editori, che permetta loro di incassare una licenza annua da colossi come Facebook, Google News, Twitter, eccetera… Questo perché, secondo gli editori, i social guadagnerebbero dalla condivisione dei loro contenuti, ma trattenendo tutti gli incassi. Una cosa questa che, sommata ad altri punti controversi della paventata riforma, hanno fatto scattare le proteste di molti sostenitori della libertà del web.
L’esempio spagnolo e le conseguenze per i piccoli editori
Ma in sé la tassa sui link che effetto avrebbe? Secondo molti questo provvedimento non sarebbe un enorme problema per i colossi del web. Ma sarebbe una novità con un impatto devastante per i piccoli editori ed i servizi innovativi. Un esempio pratico lo si è avuto in Spagna, dove una legge simile è già in vigore. Google News si è rifiutata di pagare una tassa, togliendosi quindi dal pacchetto Google. Questo ha portato ad un calo del traffico fra il 6 ed il 14%. Con i siti internet di notizie locali e quelli meno conosciuti che hanno pagato il prezzo più alto. In tema di visibilità e, di conseguenza, di reperimento delle risorse per poter continuare ad esistere. Questa tassa sui link poi sarebbe applicabile solamente ai giornali ed ai media europei. Mentre quelli con sede fuori dall’Unione potranno continuare a lavorare come sempre. Cosa che, di fatto, abbatte la concorrenza. All’atto pratico cosa succederebbe. Poniamo l’esempio di un piccolo editore o di una realtà di paese, che volesse condividere sui social il proprio link. Questo non potrebbe farlo, se prima non paga questa tassa. Cosa succederà? Lo si scoprirà mercoledì, in sede di dibattito.
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