Per capire se hai davvero successo, c’è un modo infallibile per scoprirlo: ti guardi intorno e vedi quante imitazioni esistono di quello che fai. E se parliamo di vino, l’esempio più lampante arriva dal Prosecco: il vino italiano più imitato nel mondo, campione d’incassi per numero di bottiglie vendute, domina la classifica.

Vendere il vino è positivo, ma qual’è il rovescio della medaglia?

Prosecco: l’importante è vendere e/o che se ne parli?

Meer-secco, Kressecco, Semisecco, Consecco, Whitesecco, Crisecco. Prosecco Rosè, in lattina, alla spina. Per non dimenticare che in USA è definito ‘Champagne Italiano‘ e nella stragrande maggioranza dei locali pubblici in Italia viene usato per fare lo Spritz.

Sembra proprio che nessuno voglia lasciar tranquillo questo eccellente vino frizzante Veneto, perfetto nella sua facilità di beva data dalla piacevolezza al palato (senza dover scomodare inutili sufismi da gourmet o sommelier), buono per essere consumato sia come aperitivo che in abbinamento con qualche preparazione gastronomica, eppure maltrattato, imitato, contraffatto e criticato (soprattutto da chi rosica del suo successo commerciale).

Felici di questo incredibile successo, proviamo a ragionare su quali sono i pro ed i contro in termini di Marketing del Vino per cercare di comprendere quale direzione ha preso questo fenomeno ‘Made in Italy’.

Prodotto o Identità?

Ricordando che il vino non è solo una ‘bevanda’, ma rappresenta un legame con  il territorio, qualcosa di identificabile come unico in termini di identità, è anche vero che il vino buono che non viene venduto e resta in cantina diventa un problema per le aziende vinicole. Ma tutto questo successo aggiunge qualcosa di positivo o genera una macchia sempre più grande sull’identità di un vino trasformandolo da espressione di un territorio a bevanda al pari di un ready-to-drink?

Una denominazione che si allarga sempre di più dal cuore della DOCG, Valdobbiadene, e che pur di accaparrarsi mercato, arriva quasi a piantare le vigne fino a Venezia, ha in un certo senso la responsabilità di essersi allontanata da un’unicità territoriale, ma come dare torto ad un mercato che ti chiede centinaia di milioni di bottiglie?

I puristi storcono il naso, i fatturati sorridono: in un modo o nell’altro, si trova sempre un buon motivo per brindare!

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