Ma davvero il linguaggio delle emoji è ormai una vera e propria lingua? Pensaci un attimo. Sei felice? Rispondi con una faccina sorridente. Sei dubbioso? Rispondi con una faccina titubante. Sei arrabbiato? Rispondi con una faccina imbufalita. Quindi cuoricini, bacini, animaletti, bandierine… Insomma, un vero e proprio linguaggio. È quello delle emoticon, le “faccine” che su social network e Whatsapp sono sempre più utilizzate.

La comodità delle emoji

Da un lato perché rappresentano una risposta breve ed immediata ad una domanda o ad una affermazione. Ed in questi anni dove tutto va di corsa e serve risparmiare tempo, questo è visto come positivo. Dall’altra parte perché queste emoji stanno diventando sempre di più e sempre più accurate. Buone, insomma, per ogni occasione. Una moda diventata ormai una abitudine, tanto che proprio oggi si celebra la “giornata mondiale delle emoji”. È già, una giornata intera al mondo per celebrare quelle che comunemente tanti di noi chiamano ancora “faccine”. Una pratica diventata di larghissimo utilizzo nella comunicazione di oggi. Ma come sono nate? Da chi? E perché? Il concetto fondamentale con cui sono state “battezzate”, nel 1999, era il medesimo di oggi. Ovvero, dire di più ma con meno. Questo perché quando il giapponese Shigetaka Kurita si inventò le prime emoji servivano per abbreviare parole e messaggi.

I perché di una nascita

Perché, all’epoca, ogni bit scambiato nelle connessioni mobili era prezioso. Ed allora le faccine erano il modo perfetto per mandare messaggi rapidi e leggeri. Un “per me va bene trovarci alle 21” diventava, quindi, un semplice pollice alzato. Praticamente come oggi. Anche se adesso questa necessità non c’è più. Ora è comodità, non certo bisogno al cento per cento di abbreviare ogni frase o comunicazione. La loro esplosione planetaria si ebbe però solamente nel 2010, quando vennero inserite nel sistema di codifica internazionale Unicode e sia su Iphone che su Android. Ad oggi sono state create oltre 2.700 emoticon, ma questo è un mondo in costante espansione. Basti pensare che entro la fine del 2018 ne saranno rilasciate altre 70 circa. Fra le quali le immagini di mango, cupcake e lattuga.

Il linguaggio delle emoji

Questo perché, ormai, quello delle emoticon è un vero e proprio linguaggio. Basti pensare che nel 2015 la faccina che piange dal ridere è stata insignita dal prestigioso “Oxford Dictionary” del titolo di “Parola dell’anno”. Questo perché, ormai, le emoji non si limitano ad integrare i discorsi. Ma li sostiuiscono proprio. Parte di essi oppure nella loro interezza. Si è venuto quindi a creare un vero e proprio linguaggio delle emoji. Qualche dato? Ogni giorno nel mondo di Facebook sono oltre 700 milioni le “faccine” scambiate, mentre superano quota 900 milioni quelle inviate ogni giorno su Messenger. Il giorno record del loro utilizzo? Il 1 gennaio. Quando basta una faccina con cappellino e trombetta per augurare buon anno.

 

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