Il “cancelletto” rappresenta una risorsa preziosa per il web. Lo dice il nome stesso: social network. Quindi si parla di socializzare, di comunicare, di incontrarsi. Quindi quando si lavora on-line si deve cercare di rendere tutto il più social possibile, appunto. Ed un modo, semplice ma efficace allo stesso tempo, di condividere il più possibile il proprio messaggo è utilizzando gli hashtag. Quel simboletto che per molti è solamente il “cancelletto” sulle tastiere dei telefoni, nuovi o vecchi che siano, in realtà ha una grande importanza on-line.
Perché permette di compiere comodamente delle ricerche su singoli argomenti, gettando idealmente l’amo in diversi mari. Ormai gli hashtag sono utilizzati in tutte le principali piattaforme, diventando una preziosa cassa di risonanza per ogni contenuto pubblicato. Però attenzione, perché il numero e lo stile degli hashtag da utilizzare varia da social a social. Ognuno ha le proprie regole. A cominciare dal primo social che utilizzò il “#”, ovvero Twitter dove anche per ragioni di spazio non potendo superare i 140 caratteri, è meglio non utilizzare più di due hashtag.
Non solo Twitter
Secondo alcune ricerche se non si utilizza nessun cancelletto allora solo un “cinguettio” su quattro, il 25% ottiene dei retweet, mentre invece con uno o due questa percentuale sale in automatico al 40%. Seguendo sempre queste ricerche, passiamo a parlare di Instagram dove invece non vi è limite al numero di parole che possono essere messe dopo il cancelletto. Qui, rispetto a Twitter, il rischio è contrario, ovvero si rischia di utilizzarne troppi. È invece stato indicato in 11 il numero di hashtag più equilibrato ed al tempo stesso efficace. Perché secondo alcuni dati la capacità di un post di essere poi condiviso o commentato è addirittura del 79,5%, mentre se si resta sotto alla doppia cifra questa percentuale scende fino ad un massimo del 49%. Quello che su Instagram deve essere evitato più di quanto Superman evitava la kryptonite è di non utilizzare nemmeno un hashtag, perché a quel punto solamente un mezzo miracolo potrebbe portare visibilità a quanto pubblicato.
Da un po’ di tempo a questa parte anche i post su Facebook possono (e devono, o dovrebbero) contenere diversi “cancelletti”. Anche se qui il discorso è più ampio rispetto agli altri social, in quanto ci sono due modi per utilizzare gli hashtag: per cercare con maggiore facilità i post altrui e per “etichettare” i tuoi. Facciamo un esempio pratico di uno dei primi casi di utilizzo di massa degli hashtag anche su Facebook: #worldcup fu la parola scelta durante i Mondiali di calcio del 2014. Diversi siti internet o testate hanno iniziato ad utilizzare questo hashtag per permettere ai tifosi di tutto il mondo di trovare, in un colpo solo, tutto quello che sul social di Zuckenberg riguardava la competizione iridata.
Il “cancelletto” anche per le fotografie
Dalle notizie alle fotografie fino alle immagini dei gol. Non serve, però, utilizzare mille mila “cancelletto” su Facebook, dove questo linguaggio ancora deve sfondare in modo importante. Tanto che basta limitarsi ad, al massimo, quattro o cinque parole chiave precedute dal # per far sì che il post sia facilmente trovato nel mare magnum di Facebook. E da quattro anni gli hashtag sono sbarcati ufficialmente anche su LinkedIn, dove anche qui però non bisogna esagerare nel “cancellettare” parole chiave. Ne bastano poche, due o tre, ma molto precise e soprattutto ricordandosi dello spirito di questo social network, ovvero mettendo il lavoro e la crescita delle competenze professionali davanti a tutto.
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